Ricerca ed etica

Ricerca ed etica

Conferenza, 1 aprile 2004

Sono intervenuti :

  • Prof. Tamburrini, docente di Epistemologia;
  • Prof. Tonietti, docente di Evoluzione della Scienza tra Guerra e Pace;
  • Prof. Fineschi, docente di Energia e Sviluppo Sostenibile;

Resoconto della conferenza

Giovedì 01 Aprile 2004 alle ore 16:00, presso l’’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria dell’’Università di Pisa, si è tenuta la prima iniziativa organizzata da Ingegneria Senza Frontiere-Pisa, con la collaborazione di Ingegneria in Movimento, conferenza che ha avuto come oggetto il tema “Ricerca ed Etica”. Sono intervenuti come relatori il prof. Guglielmo Tamburini, docente della Facoltà di Filosofia dell’’Università di Pisa, il prof. Fabio Fineschi, docente della Facoltà di Ingegneria dell’’Università di Pisa e il prof Tito Tonietti, docente della Facoltà di Matematica dell’’Università di Pisa; sia il prof Fineschi che il prof. Tonietti sono anche titolari di insegnamenti del Corso di Laurea di Scienze per la Pace presso il CISP – Centro Interdipartimentale di Scienze per la Pace. Ȓ piacevole evidenziare che oltre ad un numero non trascurabile di studenti intervenuti alla conferenza, provenienti sia da Ingegneria che da altre Facoltà dell’’Ateneo, erano presenti vari professori dell’’Università di Pisa, in particolare quelli della Facoltà di Ingegneria. Inizialmente è stata presentata l’’associazione di Ingegneria Senza Frontiere di Pisa con un intervento di uno dei segretari, Daniele di Lullo, con lo scopo di illustrarne i principi e gli scopi ai presenti e con lo scopo di sottolineare anche l’’importanza di tali manifestazioni mirate alla formazione, vista come aspetto necessario per un approccio più maturo e corretto alle problematiche che l’’associazione andrà ad affrontare. La discussione sul tema Ricerca ed Etica si è articolata grazie al susseguirsi degli interventi dei relatori e grazie anche ad una parte conclusiva di dibattito. Il primo ad intervenire è stato il prof. Tamburrini, docente di filosofia dell’’intelligenza artificiale, robotica e scienze cognitive con un esplicazione del tema etico a partire da un caso particolare come la cibernetica. Ha evidenziato come è possibile porsi di fronte al tema etico: da una parte si può assumere la posizione del cittadino comune, ma dall’’altra, avendo un bagaglio professionale, è necessario porsi davanti all’’etica con l’’ottica del professionista, in dovere di mettere la propria conoscenza a favore degli altri, dando spiegazioni comprensibili soprattutto a chi non è esperto in materia. Per articolare il suo pensiero è andato nello specifico prendendo in considerazione il problema dell’’etica in rapporto alle intelligenze artificiali ed al processo storico seguito. Il primo caso rilevante è quello del “cane elettrico” (1912-1918), primo sistema complesso che risponde ad impulsi luminosi e che quindi ha un comportamento adattativo. Questo caso ha fatto aumentare l’’interesse verso i modelli complessi con esperimenti mirati a paragonare il comportamento di rispondenza animale ad impulsi luminosi con quello di una macchina, che corrisponde a modelli matematici ben precisi. A partire però già dal 1918 Jacques Loed fece notare quanto fosse ardito descrivere la teoria animale con la teoria della plausibilità ma non venne ascoltato perché l’’interesse militare fu più forte; infatti una tale tecnologia poteva essere semplicemente adattata per l’’utilizzo nei siluri, rendendoli capaci di autodirigersi verso il nemico: è il nemico che “guida” l’’arma contro se stesso…. Da “cane elettrico” si passa subito a chiamarlo “cane da guerra”, perché ha un comportamento pseudo-animale per quanto riguarda la rispondenza ad alcuni impulsi ma è privo di cuore, e di scrupoli. Tale tecnologia venne utilizzata nella Prima Guerra Mondiale dagli Americani. La ricerca, sospinta dal militare, è andata avanti ma a partire dal 1943 gli sono state affiancate implicazioni di carattere etico ed è nata la Cibernetica, soprattutto grazie alla figura di Norbert Wiener. A seguito comunque della Seconda Guerra Mondiale fu proprio Wiener a sottolineare le disastrose conseguenze dovute ad una macchina al posto dell’’uomo, proprio lui che aveva lavorato nello sviluppo delle intelligenze artificiali. La Cibernetica è stata considerata dall’’opinione pubblica solo per i suoi aspetti bellici ed ha subito una sorte simile a quella del nucleare. La filosofia di Wiener è stata ripresa dalla Computers Professionals for Social Responsability, per ricordare che le macchine non potranno mai rispecchiare il comportamento umano perché loro sono prive di morale. Termini differenti sono stati utilizzati dal prof Fineschi, che ha affrontato il problema su linee più generali. Come introduzione ha citato una frase del noto filosofo italiano Nicola Abbagnano, e poi ha mirato subito a distinguere il rapporto dell’’etica con la ricerca di base e quello con la ricerca applicata. La ricerca di base ha freni solo a causa del suo costo, della paura della sua potenza sovversiva e degli interessi sulle false verità. La ricerca di base va considerata, perciò, un valore etico ricordando però che è contrastato dal comportamento non etico individuale e sociale. Per quanto riguarda la ricerca applicata oggi si vorrebbe che non fosse portatrice di eticità, ma allora viene spontaneo chiederci quando la tecnologia assume valore etico. Il basso profilo etico della tecnologia si estende fino al punto in cui l’’uomo usa la tecnologia per sopravvivere, ma quando la potenza della tecnologia è tale da poter distruggere l’’etica è necessario compiere un passo in avanti. Nasce l’’esigenza di immedesimarsi nell’’uomo come creatore (homo sapiens faber) che mantiene però la paura del domani in quanto teme se stesso, l’’immane potenza che la tecnologia ha messo nelle sue mani e del mondo così complesso che è divenuto, ora, una macchina di produzione incontrollabile, ma che ha paura soprattutto perché non è riuscito ancora a creare una legge morale che gli permetta di affrontare seriamente le nuove frontiere che ha davanti. L’’uomo deve in primis ammettere la sua ignoranza e deve rinunciare ad essere faber se non è necessario per la sopravvivenza sua e della comunità. Solo in quel caso deve rischiare ed agire anche se il futuro è un’’incognita indecifrabile, altrimenti deve stare fermo. L’’uomo deve essere un creatore libero ma sulla base della regola morale dell’’uomo per l’’uomo. La ricerca applicata in questo contesto si porta dietro una serie di problematiche perché l’’innovazione tecnologica è considerata patrimonio economico, strumento di potere militare e politico e inoltre rischia di togliere la capacità di sentire l’’essere e rende tutto più sterile, per non parlare del fatto che può diventare, se viene in mano a gente inconsapevole, un’’arma di distruzione molto efficace. Perciò l’’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con la crescita culturale e l’etica si deve riappropriare della tecnologia per riscattarla dal suo essere strumento. Tale etica può nascere all’’interno delle Università solo se tutti i frequentanti si mescolassero scambiandosi esperienze differenti affrontando culture nuove e linguaggi nuovi, senza rinchiudersi in una torre di Babele. Il prof Fineschi ha terminato il suo intervento esprimendo un pensiero anche su Ingegneria Senza Frontiere: “…l’’ingegneria …deve superare altre frontiere …la frontiera della sudditanza all’’interesse economico…..la frontiera della neutralità della tecnica, la frontiera dell’’orgoglio del “noi siamo diversi”, la frontiera del sapere inteso come patrimonio di una casta isolata di falsi sacerdoti per, invece, sentirsi e farsi cultura diffusa, lievito di umanità che anela a raggiungere traguardi sempre più prestigiosi.” Tutto questo è stato seguito dall’’intervento del prof. Tonietti che ha parlato di etica portando all’’attenzione dei presenti un famoso caso storico, spostando l’’attenzione su un altro aspetto dell’’etica, cioè l’’assunzione delle responsabilità dei risultati della ricerca. Esistono scienziati che pensano che avere un comportamento etico comporti una limitazione alla propria libertà mentre altri che la vedono in modo opposto. Tra questi ultimi fu anche il celebre Albert Einstein, che nella sua vita prese decisioni coraggiose tutte volte alla pace, ponendo l’’etica al di sopra dei suoi stessi interessi personali: figura emblematica di scienziato etico. L’’unico suo cruccio fu quello di essere nato nel secolo delle guerre e di aver scritto una lettera a Roosvelt mettendolo in guardia del fatto che la Germania avrebbe potuto togliere l’’energia dai nuclei… la storia sa come è andata…. All’’inizio della grande Guerra Einstein riteneva già che gli scienziati dovessero rifiutarsi di vestire la divisa militare rischiando di finire in carcere per questo. La firma di Einstein appare anche sul manifesto di Russel per il disarmo nucleare. Einstein non rimase dietro l’’opportunismo delle scienze ma fece pesare la sua fama nelle scelte in cui credeva e a testimonianza di questo rimangono le sue tante lettere che risultano ancora molto attuali. Una tra tutte colpisce forse di più per la sua attualità rispetto agli eventi degli ultimi anni, al punto di risultare sconvolgente:

(Estate 1947): […]la politica estera degli Stati Uniti dalla fine delle ostilità spesso mi ricorda irresistibilmente la politica estera della Germania sotto il Kaiser Guglielmo II. [……]E’ una caratteristica della mentalità militare di considerare fattori materiali, come la bomba atomica, …come importanti momenti e allo stesso tempo, con rispetto per l’uomo stesso, i suoi pensieri e aspirazioni come abbastanza inferiori. [……] Oggigiorno l’’esistenza della mentalità militare è più pericolosa che mai; in quanto le armi che sono a disposizione alle nazioni che aggrediscono sono diventate molto più potenti delle armi della difesa. Questo fatto produrrà inevitabilmente una corrente di pensiero che condurrà alla guerra preventiva.”

Dalla storia e dalle parole di un grande scienziato come Einstein possiamo sicuramente imparare almeno ad essere cauti nel corso della nostra vita.

Interessante è stato anche il momento del dibattito dove fra l’altro sono intervenuti anche il prof. Domenici del Dipartimento di Informazione dell’’Università di Pisa e l’’Ing. Papale di ENEL Green Power. In tale fase sono stati specificati ulteriormente alcuni aspetti indicando che il problema etico non blocca la libertà ma è il modo con cui si manifesta la libertà stessa. E’ stata ribadita l’’importanza della conoscenza diffusa e della tecnologia che deve entrare democraticamente nel mondo comune. Alla base deve esserci il rispetto delle minoranze e la crescita generale. La conoscenza diffusa è importantissima per evitare che quello che viene fatto per il bene della comunità venga strumentalizzato ed utilizzato contro la comunità stessa. Chi ha conoscenze tecniche e può vedere un po’ più in là degli altri è bene e giusto, per non dire è un obbligo, che lo comunichi il più possibile e in maniera semplice così da rendere cosciente tutta la popolazione. Si conclude questo resoconto così come si è conclusa la conferenza riportando una frase molto significativa di Albert Einstein (1939): “…”La preoccupazione per l’’uomo e per il suo destino deve sempre costituire l’’interesse principale di tutti gli sforzi dell’’attività scientifica…. Non dimenticatelo in mezzo ai vostri diagrammi ed alle vostre equazioni… [affinché] […] le creazioni della vostra mente siano una benedizione e non una maledizione per l’’umanità“. ”